Profughi: l'accoglienza dei sindaci d'Europa e Medio Oriente
(foto di copertina: Loris Savino)
Oggi, 25 gennaio 2016, i ministri europei dell'Interno si riuniscono ad Amsterdam per iniziare a discutere del sistema Schengen e del controllo delle frontiere interne. Il 21 e 22 gennaio, invece, a Vienna si sono incontrati i sindaci di molte città europee e non, ONG, esperti e rifugiati di diversi paesi, che hanno ascoltato e scambiato esperienze e visioni in materia di accoglienza. Giulia Micciché ha partecipato ai lavori in rappresentanza del Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale (FPMCI)
"La location è simbolica: un deposito dei treni, che la rete ferroviaria statale OBB ha concesso gratuitamente" spiega Giulia. Una scelta che ha un valore simbolico: in Austria arrivano quotidianamente almeno due treni di richiedenti asilo che passano dalla rotta balcanica.
L’idea alla base dell'incontro "International Mayors Conference" è molto concreta: l’emergenza profughi ha travolto alcuni paesi finora meno toccati dalle ultime vicende come per esempio proprio l'Austria. Questa importante e nuova ondata di arrivi ha reso urgente la necessità di darsi un'organizzazione dal basso ma anche da parte di quelle che sono le istituzioni più vicine ai cittadini, ovvero i Comuni che si sono trovati improvvisamente a gestire grandi flussi di richiedenti asilo con esigenze varie (dalla sanità all'istruzione per i bambini, dagli alloggi all'educazione e formazione per gli adulti).
"Do not leave us alone"
I Sindaci delle città del Medio Oriente chiedono sostengo da parte dell'Europa
"Mi hanno molto colpita i rappresentati delle isituzioni locali di Libano, Giordania e Turchia", prosegue Giulia. "Tre Sindaci libanesi hanno riferito che la situazione nelle loro aree è divenuta insostenibile: i grandi numeri di profughi che continuano ad arrivare dalla Siria, oltre ai palestinesi, non riescono ad essere accolti. Vi sono grandi tendopoli con problemi di approvvigionamento idrico e fognature. Poche le ONG e le iniziative che sostengono i siriani. C’è bisogno di aiuti e progetti lungimiranti. Per quanto riguarda la Turchia, al confine ci sono 150mila profughi: ne sono stati accettati solo 15mila, tutti sunniti. Ankara si rifiuta di aiutare Yazidi e Curdi, ma alcuni enti locali hanno fatto molto anche per loro. Ma la situazione rimane esplosiva e invivibile".
A preoccupare ulteriormente per le condizioni di vita delle persone, lo scontro in atto tra Unione Europea e Turchia: la UE da una parte vorrebbe fermate i migranti in campi profughi in territorio turco, mentre il primo ministro Ahmet Davutoglu ha ribadito che, nonostante i 3 miliardi di euro ricevuti, il suo Paese non può assumersi tutto il carico di una crisi di altri, intendendo con queste parole che il problema è e rimane del Vecchio Continente.
Tra i Paesi di transito in grave emergenza, oltre alla Turchia, la Grecia ora appare essere quello più sofferente.
"I Sindaci greci hanno riferito di una situazione in continua emergenza che li vede accogliere masse di persone bisognose i cui numeri sono ben più alti della popolazione residente! Il Primo cittadino di Kos ha raccontato del dramma dei suoi concittadini nel ricevere 12mila rifugiati in un solo giorno, la scorsa estate. E soprattutto il dolore di vedere i morti in mare. Il tutto senza ricevere sostegni dal Governo o dall'Europa". Unico sindaco italiano presente era quello di Pozzallo, Luigi Ammatuna che in un tweet ha sintetizzato tutta una filosofia dell'accoglienza:
I rifugiati sono esseri umani e in quanto tali hanno il diritto di essere trattati con dignità
Luigi Ammatuna, Sindaco di Pozzallo, Italia
"Anche il Sindaco di Pozzallo riferisce di una situazione tragica: accogliere le persone che a stento arrivano e ti annegano davanti agli occhi è un dovere, ha detto a Vienna. In disparte, fumando una sigaretta, mi racconta che è molto preoccupato perché da una settimana circa è stato avviato l’Hotspot nel suo piccolo centro e chi non viene ritenuto accoglibile o identificabile per il rimpatrio, viene rilasciato con un foglio di via. Sappiamo bene che nessuno prenderà il foglio di via alla lettera e già questa situazione si sta trasformando in un nuovo problema per il Sindaco: persone senza rifugio, illegali, con poche alternative se non cadere in circuiti delinquenziali con esiti davvero poco felici per tutti. Sono queste le politiche win-win che vengono oggi studiate? Non è forse il momento di pensare che la Fortezza Europa creerà sempre più clandestini che – non potendosi integrare – non potranno che alimentare problematiche su tutti i fronti?
Quale ruolo per il FPMCI.
Nonostante le forti lacune del sistema italiano, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di un percorso di inserimento nel tessuto economico e sociale, parlando con gli austriaci ho capito comunque che l’Italia ha delle buone pratiche ed esperienze da insegnare agli altri Paesi: ad esempio la figura del mediatore culturale in Austria non esiste; i corsi di tedesco in Austria non sono gratuiti, mentre nel Nord Italia si sono diffuse varie forme di accoglienza diffusa che facilitano il processo di integrazione.
E’ necessario quindi fare rete tra Comuni impegnati in prima linea: il Fondo può promuovere questo scambio e concertazione tra gli attori e favorire un dibattito volto al reale futuro delle politiche migratorie in Italia. Siamo tutti pronti ad impegnarci per migliorare quello che facciamo e per migliorare l’accoglienza: ma che senso ha farla se non si dà futuro alle persone che vengono accolte?”
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